Dal presidente della Repubblica Mattarella alla presidente del Consiglio Meloni, online i numeri di telefono privati dei vertici dello Stato: è quanto ha scoperto Andrea Mavilla, esperto informatico che ha avvisato l’Agenzia per la Cybersecurity Nazionale (ACN) che ha liquidato la questione come una “bufala”. Indagini in corso da parte della polizia postale e del Garante della Privacy, sul caso attenzione anche del Copasir.

È l’allarme lanciato da Andrea Mavilla dopo una intervista al quotidiano “Il Fatto Quotidiano”, esperto di cybersecurity, attualmente Project Manager, Web Reputation per Google Operations Center da gennaio 2024, che a metà dello scorso mese ha scovato online un database accessibile con i contatti personali dei vertici Stato, dai politici ai funzionari dei ministeri fino alle forze dell’ordine.

Alcuni tra i dati riportati descrivono la presenza sulla rete di 2.125 contatti della Presidenza del Consiglio, 13.822 di dipendenti (ed ex dipendenti) del ministero della Giustizia, 4.871 del Ministero dell’Interno, 11.688 persone del Ministero della Difesa, oltre a Inps, agenzie governative, regioni, comuni e così via. Per le forze dell’ordine troviamo i profili di 3.805 dipendenti della Polizia di Stato, 6.301 dell’Arma dei carabinieri, 6.018 della Guardia di Finanza.

“La polizia postale invierà nelle prossime ore, entro domani, un’informativa alla Procura di Roma in merito alle indagini avviate dopo la denuncia di un informatico in merito alla diffusione pubblica online di informazioni e numeri di telefono dei vertici dello Stato”, riporta oggi l’Ansa dopo l’articolo odierno del Fatto quotidiano.

“Gli investigatori, del Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche, stanno cercando di risalire a possibili soggetti eventualmente collegati ad aziende che avrebbero raccolto i dati, per capire la liceità dell’acquisizione delle informazioni personali. Sulla vicenda – anticipata dal Fatto Quotidiano – anche il Garante della privacy ha aperto un’istruttoria”.

Non solo, anche il Copasir – il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica – potrebbe affrontare la questione durante la seduta (già prevista) di martedì, rileva il Fatto.

In tutto ciò, l’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale (ACN), ovvero l’autorità nazionale per la cybersicurezza, contattata dallo stesso Mavilla con un post su Linkedin avvisando l’agenzia che online erano reperibili tutti i nomi e i cognomi dei suoi dipendenti, compresi indirizzi mail e numeri di telefono ha replicato, sempre su Linkedin, che la segnalazione era una bufala.

Come ha raccontato lo stesso Mavilla al Fatto Quotidiano, lo scorso 17 marzo, nel corso di una consulenza, si è imbattuto in un portale di lead generation. Qui, accessibili online, i dati sensibili – compresi i numeri di cellulare privati, non istituzionali – di Meloni, Mattarella, Crosetto e Piantedosi e altri ministri, compresi figure istituzionali, militari, giudiziarie e dipendenti di PMI italiane.

il 24 marzo Mavilla si è rivolto direttamente al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, al suo numero privato di WhatsApp avvisandolo, in particolare, della presenza online, oltre a informazioni relative a un’agenzia governativa, anche dati appartenenti a personale delle forze dell’ordine, tra cui Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza”.

A seguito del silenzio da parte de ministro, Mavilla si è rivolto addirittura a Juliane Gallina, vicedirettrice della Cia per l’innovazione digitale, mandandole un messaggio su Linkedin per segnalare la presenza online di un data-base contenente dati riservati di numerosi funzionari governativi statunitensi, tra cui il capo del Pentagono, ministri e altri esponenti di spicco dell’amministrazione USA.

Mentre sulla questione sta attualmente indagando la polizia postale, come già detto, anche l’autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali ha aperto un’istruttoria. Una fonte interna alla authority ha spiegato al Fatto quotidiano: “Ci sono sicuramente profili di illecito. Bisognerà vedere come riusciremo a muoverci, quale spazio di azioni abbiamo contro siti con sedi all’estero”.

Anche la politica ha detto la sua. Oggi il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha commentato la questione dei numeri di telefono delle autorità italiane reperibili liberamente su Internet nella sua newsletter. “E l’autorità cyber che fa? Assume a più non posso ma non riesce a controllare nulla. Perché quando scegli sulla base dell’amichettismo e non del merito finisce che siamo tutti più a rischio.

Massimo Bruno